Uluru, il luogo sacro agli aborigeni…

Uluru, il luogo sacro agli aborigeni…

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1500km dalla Città più vicina, in pieno deserto, al centro del continente australiano appare Uluru, il gigantesco monolite rosso, forse più noto con il nome inglese Ayers Rock, nemmeno i nomi gli hanno lasciato…! Luogo sacro agli aborigeni, un po’ meno ai turisti…

Uluru, il monolite rosso sacro agli Aborigeni

Non si può direi di esser stati in Italia se non si è visto il Colosseo, ecco lo stesso vale per l’Australia ed il gigantesco monolite rosso noto come Uluru, almeno questo è quello che penso io, Greta è di tutt’altra opinione, fosse solo per i 450 km che lo separano dalla città più vicina!

Lasciamo il B&B di Uwe alla buon’ora delle 06.10, con il sole appena all’orizzonte ed un sonno pazzesco. L’autobus della Emu Run Tours, guidato da Cip (Mike) e Cop (Boh!), due autisti/guide locali, ci terrà compagnia per circa 9 ore.. Qui in Australia tutto è estremo, orari di sveglia, distanza tra località e durata dei tour, abbiamo scoperto a fine giornata di aver percorso 1100km!

I km si susseguono e ogni tanto si fa qualche frenata per avvistare emu o canguri, forse per il sonno non mi ricordo di aver visto animali zompettanti durante il lungo tragitto in autobus, non siamo mica all’isola dei canguri qui!

Lasciandoci alle spalle 450km ed una sosta all’unica area di servizio presente lungo il tragitto (per la cronaca l’unico posto in cui si beva una caffè decente in Australia), intravediamo la grande pietra. Sembra a pochi chilometri da noi, ma ci dicono mancarne ancora una cinquantina.

Monti Olgas - Ayers Rock

Prima di approdare ai piedi della pietra rossa è la volta dei Monti Olgas, con la loro caratteristica conformazione gobbuta.

Siamo arrivati a piedi fino alle pendici passando vicini alla gola tra le gobba centrale e quella di destra. Il paesaggio è un continuo contrasto, deserto e verde si alternano. Il lato della gola esposto al sole privo di ogni forma vegetale, quello in ombra con rigogliosi alberi ed arbusti.

Ci dice la nostra guida che durante il periodo delle piogge l’acqua riempia una serie di serbatoi naturali sui monti ed alcuni anche sotterranei tali per cui possano crescere piante verdi senza troppi problemi.

Abbiamo 40 minuti, rapida passeggiata e poi di nuovo sull’autobus, dove le nostre due guide, che si alternano ad ogni sosta, non smettono mai di parlare e raccontare aneddoti e   dettagli sulle cose che andremo a visitare… il tutto, ovviamente, nel loro, sempre meno incomprensibile, australo-english!

Secondo il calendario qui è fine inverno – inizio primavera, ma ci saranno almeno 35 gradi ed il sole picchia!

Ayers Rock - Uluru

Stop tecnico per il benessere dei passeggeri … ed eccoci al centro visitatori di Ayers Rock. Il centro visitatori, oltre a fornire qualche informazione utile ed aggiuntiva sulla pietra, racconta il significato della stessa per la popolazione locale, gli Aborigeni. Quella che noi vediamo come un landmark da visitare in tutto e per tutto, è per gli Aborigeni un terreno ancora oggi sacro ed utilizzato, ecco quindi perchè uscendo dal centro visitatori i due compagni di tour intenzionati a scalare i 300 metri di roccia rossa hanno desistito… o forse è perchè la scalata è praticamente verticale, sotto il sole a picco e da fare aggrappandosi con le mani ad un corrimano di corda?!

Attorno alla grande pietra c’è una flora inimmaginabile, verde che si scontra con il rosso accesso delle pareti contornate del grigio dell’interno delle cave naturali. Dei piccoli anfratti che sembrano angoli di paradiso, e che, se non fosse per i molti turisti che creano un continuo via vai, sarebbero angoli di pace! Un paesaggio originale senza dubbio, unico!

Leggedo qua e là prima di partire abbiamo scoperto qualcosa di interessante: “Gli aborigeni hanno richiesto più volte che i turisti non scalino il massiccio, sia perché si tratta di un luogo sacro nella mitologia aborigena del dreamtime, sia per motivi di sicurezza. Nel 1983, il Primo Ministro australiano Bob Hawke promise che avrebbe vietato la scalata. Tuttavia, quando il governo australiano restituì la proprietà di Uluṟu agli Anangu (il 26 ottobre 1985), furono poste le due condizioni che per 99 anni Uluṟu fosse gestito congiuntamente con l’associazione nazionale “National Parks and Wildlife” e che durante questo periodo fosse concesso ai turisti di scalare la roccia.” (Wikipedia).

In segno di rispetto per la cultura aborigena alcune aree del monolite non sono visitabili e fotografabili, ma l’idea che non riusciamo a toglierci dalla mente è di star violando uno spazio sacro… Greta continua a ripetermi che è come se qualcuno entrasse a San Pietro e cominciasse a camminare sui banchi e sull’altare… la solita esagerata… ma rende l’idea!

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